Quante volte capita di guardare foto di cani che cercano un’adozione, con magari addosso o nello sguardo i segni di un passato per nulla piacevole, e quante volte vorremmo poter fare qualcosa pur sapendo che non possiamo fare molto a riguardo in quel momento? Per poter davvero aiutare bisogna avere le possibilità, il tempo e le energie da dedicargli. Per un periodo ho voluto vivere solo al fianco di Kaos.
Poi un giorno, mi capita davanti la foto di Gio, un meraviglioso incrocio pastore/segugio (sembrerebbe a prima vista) con la schiena inarcata in su, la coda in mezzo alle gambe e lo sguardo un po’ rassegnato. Leggendo di lui scopro che da 12 anni si trova in un canile-lager nel sud della Calabria e scopro che l’età presunta è di 14 anni. In quei canili ci sono migliaia di cani in box multipli e non ci sono volontari, poiché in alcuni posti non sono autorizzati a collaborare. Quindi questi cani non vedono mai la luce del sole, le nuvole, non camminano sull’erba e non possono correre, non possono sentire il vento.
Dentro di me sento il desiderio di conoscerlo e me lo immagino qui in casa con noi, qui fuori in mezzo ai campi e al bosco che porta al torrente, sento come un senso di sicurezza che mi spinge a pensare di voler davvero fare qualcosa.
Consapevole dell’importante decisione che stavo per prendere passai la notte a pensare di rendere possibile la sua adozione e decisi così di scrivere alle volontarie, come Monica, dell’associazione animalista fondata da Maria “Associazione fuori dalle sbarre” che si stavano preoccupando per lui e per tantissimi altri cani e gatti. Vennero a conoscere me e l’intera famiglia, per assicurarsi che fosse la situazione ideale per Gio, e così un mese dopo arrivò qui a casa.
Sempre con il prezioso aiuto della volontaria Lucia, portammo Kaos e il nuovo arrivato a fare una passeggiata nei campi, in modo da farli conoscere in un luogo neutro. Kaos, cresciuto con altri due cani e quindi abituato a condividere gli spazi e le esperienze, ha subito apprezzato Gio, riservandogli un’accoglienza delicata vista la sua età e i suoi timori. Con il tempo hanno trovato il loro equilibrio e credo che Kaos sia un vero aiuto per lui, un compagno. Hanno molto rispetto l’uno per l’altro.
Inizia così la terza vita di Gio (chiamato così da me e mia figlia perché abbreviazione di Gioia e di Giovane): alcune sue attitudini mi fanno pensare che la prima sia stata vissuta da randagio, e la seconda la conosciamo bene. È un cane sorprendente. Con ogni suo sguardo, ogni suo movimento e ogni tentativo che fa per cercare di fidarsi un po’ di più di me e del mondo, racconta la sua storia e cerco di comprendere come si sente e se ciò che sto facendo in quel momento possa essergli di supporto o di ostacolo. L’intesa cresce, la nostra relazione diventa speciale.
Non ho mai pensato che avesse bisogno di “essere salvato”, semplicemente ci siamo incontrati in questo punto della vita per vivere insieme come una famiglia, la nostra avventura.
È incredibilmente bello vederlo entusiasta della normalità e dei nuovi posti che andiamo ad esplorare. Per adesso utilizzo la lunghina da 15mt, in modo che lui possa sentirsi libero di essere cane, ma allo stesso tempo ci sia la sicurezza che non si metta in alcun modo in pericolo data anche la sua quasi sordità.
Ci sono momenti in cui ci accucciamo tutti in qualche punto per condividere attimi di tranquillità e calma anche fuori da casa, per poi riprendere il nostro cammino: a volte sono io a indicare dove andare, a volte mi faccio ispirare dall’istinto di Kaos e Gio.
Gio spesso in queste passeggiate corre, corre, corre… È il nostro maestro di positività!
LCDS Piemonte – Tata Francesca