La ragazza che sognava di avere un cane: quando un sogno diventa realtà

Sognavo da sempre di avere un cane, ho tormentato maestre, amici e parenti per anni.
Nei temi parlavo sempre e solo di cani, la mia stanza aveva più cose di cani che altro.
I miei, però, non volevano saperne, perché ero una bambina e avevano paura che, dopo un po’, mi sarei stancata di prendermene cura e l’avrebbero dovuto fare loro, così rimandavano sempre.
Ma tu eri dietro l’angolo!
Ti ho trovato che dormivi in un angolo di casa mia, in mezzo a tutta la confusione degli operai.
Io e i miei fratelli ci siamo avvicinati a te e, esuberanti come eravamo, ti abbiamo svegliato. Non ti sei mosso, e noi ci siamo messi per terra per accarezzarti…. il papà diceva che voleva un cane da tenere l’estate, così noi già eravamo intenti a darti un nome.
Ti abbiamo chiamato Lilli! Mi ricordo come se fosse ieri, il momento in cui ti abbiamo dato da mangiare, non eri tanto magro né denutrito, ma ti sei mangiato quella scatoletta come un razzo! La prima notte ti abbiamo messo un tappeto fuori, mamma non voleva che entrassi in casa, io ero terrorizzata di svegliarmi e non trovarti più. Ma sei rimasto e, dopo qualche settimana, abbiamo dovuto cambiarti il nome…da Lilli a Lillo, perché eri un maschio! …se ci penso rido ancora da sola!
Ricordo la nostra prima estate come la più bella, tu eri un cucciolo di 5 mesi e io una bambina di 10 anni, insieme correvamo per tutta la campagna, andavamo in esplorazione e ti aiutavo a rincorrere le lucertole. Ma i tre mesi volarono e, nonostante ci avessi provato, i miei non ti volevano portare a Roma con noi. Ti abbiamo portato dal veterinario, hai fatto tutti i vaccini di cui avevi bisogno e ti abbiamo dovuto dire “addio”, lasciandoti vicino casa, da una signora che aveva alcuni gatti e si era offerta di tenerti con se. Credevo che non ti avrei più rivisto.
Ma tu non eri per niente felice di rimanere là, nonostante la compagnia dei gatti, e sei tornato a casa un paio di volte. Un giorno, per trovarci, hai rischiato la vita, ma per fortuna l’operaio che lavorava da noi ti ha tenuto con lui.
Siamo tornati a novembre e non sai quanto fossi felice di rivederti. Abbiamo passato qualche altro giorno insieme e, stavolta, io non potevo permettermi di perderti di nuovo!
Mi ricordo che lasciavamo delle lettere sotto la porta dei miei genitori, per convincerli e che ci eravamo divisi tutti i compiti da fare con i miei fratelli.
Il giorno di partire era arrivato, mio padre non parlava, io ero molto in ansia.
Non sapevo cosa fare, ma avevo già messo in conto che, se non venivi, io sarei rimasta con te.
Le valige continuavano a salire in macchina e ricordo che tu non ti smuovevi…. come darti torto!
….alla fine, quando eravamo tutti in macchina, mio padre fa “E Lillo lo lasciate qua?”.
Ti amo, amore mio
Nina

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